C’era una volta il Britpop; suoni inconfondibili, DNA british e band carismatiche, protagoniste di una delle rivalità più acerrime della storia della musica: Oasis e Blur. Aspettando di rivivere la cinema dal 7 al 9 novembre l’ascesa dei fratelli Gallagher e soci in Oasis: Supersonic, ripercorriamo le fasi di questa guerra all’ultimo riff.

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In principio furono i Beatles e i Rolling Stones. Poi gli anni ’80, con i Duran Duran contro gli Spandau Ballet. Quindi arrivarono i primi anni ’90, quando rock voleva dire soprattutto grunge, rabbia giovanile e testi incazzati. A farla da padrone erano due gruppi americani, i Nirvana ed i Pearl Jam. Ma qualcosa stava cambiando. Il 5 aprile 1994 Kurt Cobain viene trovato morto nella sua casa di Seattle: si crea un vuoto, enorme, non solo nel cuore degli adolescenti ma anche nell’industria musicale. Un vuoto che viene riempito da un genere che la stampa britannica comincerà ben presto a chiamare britpop, figlio sì della new wave e della cultura mods ma con sonorità decisamente più rassicuranti.

Messi da parte il maledettismo grunge, i riff assordanti e i messaggi sociali, la nuova ossessione è la ricerca a tutti i costi del ritornello orecchiabile. Fra i padri del genere ci sono i Pulp e gli Stone Roses, ma l’esplosione mondiale del britpop si deve certamente agli Oasis e ai Blur, i primi capitanati dai fratelli Gallagher, i secondi dal duo Albarn-Coxon.

È la rivincita della scena britannica, che rivendica la sua supremazia nei confronti dei cugini americani con uno stile che, fin dal nome, esprime il suo stile (pop) e la sua essenza (brit), mescolando il meglio della musica d’oltremanica: Beatles, Rolling Stones, Who, Jam, Smiths, Roxy Music, Stone Roses, Kinks. I testi, lo stile, la musica, persino le foto delle band ostentano in maniera costante l’orgoglio british in aperta polemica con il movimento grunge americano.

film oasis

Campionato britannico di pesi massimi

All’interno di questo movimento, Oasis e Blur sono le band più popolari, ma in realtà agli antipodi. Gli Oasis vengono da Manchester, città working class nel Nord dell’Inghilterra, rockettari “sporchi e cattivi” per definizione, mentre i Blur, provenienti dagli ambienti middle class del centro di Londra, sono l’anima più alternativa e sperimentale del britpop.

La battaglia tra le due band ha inizio in una data ben precisa: il 14 agosto 1995. I Blur l’anno precedente avevano pubblicato il loro terzo album, Parklife, con 2 milioni di copie vendute in un batter di ciglia; quattro mesi dopo il debutto discografico degli Oasis con Definitely Maybe che di copie ne venderà addirittura 100mila in più. I discografici e i media britannici sono al settimo cielo.

Nell’agosto del 1995 la rivista NME esce con un titolo che farà la storia, “Campionato britannico di pesi massimi”, riferendosi all’uscita, prevista per lo stesso giorno, dei singoli Roll with It degli Oasis e Country House dei Blur. Quello dei Blur sarebbe dovuto uscire quindici prima, ma Albarn si impunta e decide di spostare la data per farla combaciare con quella dei rivali. I produttori dei due gruppi capiscono di poter sfruttare la rivalità e da parte loro spingono al massimo sull’acceleratore.

Albarn vuole vincere e, in effetti, i Blur sono capaci di vendere 274mila copie contro le 216mila dei fratelli Gallagher ma è il singolo degli Oasis il più programmato nelle radio. Alla lunga, inoltre, furono proprio gli Oasis a guadagnare un maggiore successo di pubblico, facendo breccia anche negli Usa e sopravvivendo al declino del britpop. La consacrazione arriverà un anno dopo, l’11 agosto 1996, quando gli Oasis suoneranno a Knebworth davanti a 250mila persone, uno dei più grandi concerti a pagamento della storia. Ma nel frattempo Noel aveva trovato il tempo per augurare pubblicamente ad Albarn e James (il bassista dei Blur) di morire.

oasis al cinema

La folla al concerto di Knebworth

Le due band intraprendono percorsi molto diversi, basti vedere cosa accade nel 1997. I Blur pubblicano un album omonimo che parla chiaramente della nuova dipendenza dall’eroina che attanaglia il frontman del gruppo: un disco cupo, figlio dei lunghi viaggi di Albarn in Islanda, senza ritornelli orecchiabili e che colpisce più la critica che il pubblico.

Nello stesso anno, invece, il nuovo disco degli Oasis, Be here now, è circondato da un’attesa spasmodica e venderà 420mila copie soltanto il primo giorno. Anche sulle droghe i due gruppi non vanno d’accordo: il manager degli Oasis dirà che durante la registrazione di quel disco la cocaina scorreva a fiumi. Nonostante gli Oasis si sentano più famosi di Dio, come ebbe modo di dichiarare Noel Gallagher, quel 1997 porterà alla ribalta anche album come Ok Computer dei Radiohead che segneranno la fine di un’epoca, quella del britpop, e l’avvento di un nuovo filone musicale.

La guerra è (in)finita

Difficile dire chi alla fine abbia vinto tra Oasis e Blur. Quel che è certo che il 23 marzo 2013 Noel Gallagher ha seppellito l’ascia di guerra. In occasione del concerto benefico Teenager cancer trust, da lui stesso curato, ha invitato Albarn e Coxon a esibirsi alla Royal Albert Hall di Londra. Ed è salito sul palco con loro, per un’inedita versione di Tender.

A benedire la riconciliazione l’ex leader dei Jam, Paul Weller, sorta di padre musicale di entrambe le band, alla batteria per completare il gruppo. Il ritornello della canzone a tanti è sembrato scritto appositamente per l’occasione, “Come on, come on, come on, get through it (Dai, dai, dai, passa oltre).

L’unica voce fuori dal coro, come al solito, quella di Liam che su twitter lascia un messaggio non certo di pace indirizzato al fratello: «Non so se sia peggio vederlo bere con un criminale di guerra o fare i coretti per i Blur». Dimostrando che più che contro i Blur, la vera guerra degli Oasis si è sempre combattuta al suo interno.

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