Sono bastati 3 anni a trasformare gli Oasis nella band dei record, come scopriremo in Oasis: Supersonic, dal 7 al 9 novembre al cinema. 3 anni di fuoco, che iniziano in una serata ben precisa.
Glasgow 1993, un piccolo locale come tanti, una notte di maggio come tante. In mezzo a poche decine di persone stanno per esibirsi i 18 Wheeler, band locale che non arriverà mai al successo sperato. Tra gli spettatori, un uomo con la testa metà stempiata e metà ricoperta da capelli rossicci che vorrebbe scritturarli per la sua etichetta, la Creation Records.
Nel frattempo, dall’altra parte dell’edificio, due fratelli attaccabrighe stanno litigando con il proprietario del club: vogliono convincerlo a farli suonare per mezz’ora, in caso contrario avrebbero semplicemente sfasciato il locale. Sono Liam e Noel Gallagher e quella sconosciuta band di operai di Manchester si chiama Oasis.
Bastarono quei 30 minuti per convincere il rossiccio produttore a metterli sotto contratto. Appena un anno e gli Oasis sarebbero diventate una delle band più famose al mondo. Questione di fortuna? Neanche per sogno. Perché quel produttore era Alan McGee e nell’arco della sua lunga carriera ha avuto il merito di scoprire e valorizzare gruppi come Jesus and Mary Chain, Primal Scream, My Bloody Valentine e Ride, per citarne alcuni.
Tra McGee e gli Oasis è stato amore al primo ascolto, come racconta il produttore nella sua autobiografia.
Ti guardavi in giro e ti fissavi su questo tizio, lui se ne stava seduto in Adidas come un giovane Weller, capito, e non potevi che pensare “Questo tipo è maledettamente figo”. Ma pensavo che fosse uno spacciatore e che il cantante del gruppo fosse un tizio che sembrava un muratore prossimo alle calvizie.
E io pensavo “Ok la canzone era piuttosto buona. Il cantante ha carisma ma il chitarrista sarà capace di…”. L’assolo di chitarra è stato grandioso. Era Bring It On Down. Ho pensato “Cazzo!”. E poi ho detto a Susan “Questi sono davvero bravi”. Sai ero rimasto scioccato. E poi hanno incominciato Up In the Sky e l’assolo è stato indimenticabile. “Io li ingaggio”, ho detto.
Alan McGee e il vizio della musica
Se per gli Oasis è solo l’inizio, Alan McGee è da un decennio che lavora nel settore. Già durante il periodo scolastico ha la fortuna di conoscere un certo Bobby Gillespie, futuro fondatore dei Primal Scream, e di formare insieme a lui un gruppo punk rock, The Drains. Nei primi anni ’80 lo ritroviamo come dj animatore di serate underground all’insegna del punk-rock e della psichedelica. Vuole comprare un locale, poi pensa ad un’etichetta da fondare insieme all’amico Dan Treacy, dei Television Personalities. Nasce così, nel 1984, la Creation Records.
A cavallo tra i due decenni, l’etichetta ha già portato al successo gruppi come Ride, Teenage Fanclub, My Bloody Valentine e Boo Radleys. Ma arriva anche la crisi che investe l’intera discografia britannica e McGee è costretto a vendere il 49% della Creation. È a quel punto che arrivano gli Oasis, il successo planetario.
Sembra tutto procedere per il meglio ma un grave esaurimento nervoso, unito all’abuso di droghe perpetuato negli anni, impongono al giovane produttore scozzese (all’epoca 35enne) un periodo di assoluto riposo e allontanamento. Egli stesso, nella sua autobiografia, racconta di non avere neanche idea di quante droghe e farmaci ingerisse in quel periodo, ma sicuramente di non ricordare nulla del 1993 se non la firma degli Oasis.
Andate e ritorni
Al suo ritorno trova un’etichetta che vive tra alti e bassi. Vengono messe sotto contratto alcune band interessanti (Super Furry Animals, Arnold e Trashmonkeys su tutte) ma al suo interno ci sono sempre più fratture ed un occhio (anche due) di troppo verso il business di alcune componenti del management che a McGee proprio non va giù. Ed è così che nel 1999 la Creation Records chiude i battenti.
Passa solo un anno e fonda una piccola label indipendente, ispirata all’estetica musicale e all’etica professionale dei primi tempi della Creation: la Poptones, nome preso in prestito da una celebre canzone dei Public Image Ltd. Le cose però non vanno per il verso giusto, tant’è che nel 2002 McGee congela la Poptones e riannoda i fili del discorso Creation creando non un’etichetta ma un’agenzia di management, la Creation Management, che ha avuto fra i suoi fiori all’occhiello Mogwai, Libertines, Kills, Beta Band e Kathryn Williams.
Nel 2008, dopo 25 anni nel settore, McGee annuncia il suo ritiro per concentrarsi sulla figlia. In alcune interviste nel 2010 dichiarerà di aver perso il suo coinvolgimento per la musica ed essere più interessato agli insegnamenti esoterici e occulti. Ma il lupo, si sa, perde il pelo ma non il vizio. Così nel maggio 2013 annuncia la fondazione di una nuova etichetta, la 359 Music. Non solo musica però.
McGee dal 2006 al 2010 ha curato un blog di musica per il Guardian e dal 2011 per l’Huffington Post britannico: sarcastico ed ironico, la sua attività di blogger è sempre stata molto apprezzata e seguita. Ed ora Irvine Welsh (l’autore di Trainspotting ed Acid House), scozzese come McGee e con un amore viscerale per tutta la musica anni ‘80, sta lavorando alla sceneggiatura di un film sulla sua vita e sulla nascita della celebre Creation Records.
Ma prima, il suo incontro con i fratelli Gallagher rivive al cinema in Oasis: Supersonic.