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Oasis al cinema: 3 persone giuste con cui vedere il film

Finalmente è in sala (fino al 9 novembre) Supersonic, il film di Mat Whitecross sull’epopea musicale degli Oasis. Se non ti piace andare al cinema da solo, ecco le tre tipologie di persona perfetta da cui farsi accompagnare.

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Il compagno di banco degli anni 90

Quello con cui fischiettavi Wonderwall o Live Forever, magari prima di rientrare in classe con indosso lo zainetto Invicta. Quello con cui hai guardato Trainspotting o trascorso intere giornate davanti al Commodore.

Oppure quella del primo banco, (la più carina, la più cretina, cretino tu!) con cui oggi magari si condivide casa, vita e figli.

evento oasis al cinema

Il fan DOC

Se invece sei curioso di riscoprire un gruppo che hai ascoltato solo in radio ma di cui non sai poi così tanto, fatti accompagnare dall’appassionato, dal vero fan della band dei fratelli Gallagher. Sedendo al suo fianco, forse, potrai anche sentire il battito accelerato del cuore o scorgere una lacrimuccia nel rivedere Noel suonare la chitarra o Liam cantare con le braccia dietro la schiena.

Siamo certi che il tuo compagno di uscita, in questo caso, accompagnerà la visione del film con una serie di aneddoti, ricordi e curiosità sulla band. Non proprio il modo più silenzioso per vedere un film, ma sicuramente un’esperienza da provare.

La ragazza che ti piace

Hai appena conosciuto una bella ragazza o un bel ragazzo e non sai dove portarla/o stasera? Avete voglia di un po’ di sano romanticismo?

Presto fatto: andate al cinema a gustarvi la pellicola sugli Oasis che, da bravi scapestrati ragazzi di strada, hanno scritto alcune indimenticabili canzoni d’amore. Come Let there be love, Little by little o She is love. E prima di riaccompagnarla a casa, stupiscila con un verso scritto proprio da loro, per la canzone Talk Tonight, I wanna talk tonight until the mornin’ light ‘Bout how you saved my life.

Non potrà che essere amore.

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Sai tutto sugli Oasis? Mettiti alla prova con queste curiosità

Tante, come è naturale che sia, le curiosità e gli aneddoti su una delle band più famose al mondo. Sicuro di conoscerle tutte? Vediamo se sei pronto per Oasis: Supersonic, dal 7 al 9 novembre al cinema!

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Liam e Noel: Lennon, la Regina e quella volta alla tv italiana…

Partiamo dai suoi due protagonisti, i fratelli coltelli Gallagher. Liam sostiene di aver cominciato a interessarsi di musica dopo una sorta di esperienza paranormale nella quale avrebbe visto il fantasma di John Lennon. Crede negli alieni («Non mi spaventano – ha avuto modo di dichiarare – sono furbo come loro»), è un fanatico dello jogging e i suoi film preferiti sono Quadrophenia, Trainspotting, Seven e Scarface.

Se ti stai chiedendo perché canta sempre con le braccia dietro la schiena la riposta è: «perché riesco ad avere una voce ancora più potente!».

Noel è invece famoso per la sua lingua tagliente. Impossibile riportare tutte le sfuriate del più grande dei due fratelli, ma ne ricordiamo una che vede come involontario protagonista il conduttore televisivo Fabio Fazio: «Quella trasmissione italiana è stata un cazzo di strazio. E non parlo del playback, ma dell’intervista.» Ma il malcapito presentatore può consolarsi: Noel non risparmia nessuno, nemmeno la Regina. Infatti non si è fatto scrupoli ad affermare, parlando della Famiglia Reale, che «non vorrei i Reali morti, magari solo menomati. Asporterei solo un paio di gambe». Insomma, Dio salvi la Regina… dai Gallagher!

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Record, Wonderwall… e la villa di Dinasty

Veniamo quindi a (What’s the story) Morning glory, l’album più famoso della band. Pubblicato nel 1995, è il terzo più venduto di sempre nella storia del Regno Unito (4,4 milioni di copie) dietro a Greatest Hits dei Queen e Sgt. Pepper’s dei Beatles. Per la cover del disco si decise di non usare la band ma due ragazzi qualunque ripresi in modo sfocato, per creare un alone di mistero e fascino, che camminano per Berwick Street a Londra.

Altra curiosità riguarda la dimora palladiana che compare nel videoclip di Don’t look back in Anger. Si chiama Arden Villa, fu costruita nel 1915 e si trova a Pasadena: è famosa perché è stata la location anche della soap opera Dynasty. Chiudiamo con il brano forse più famoso degli Oasis, Wonderwall.

La canzone aveva un titolo diverso originariamente, Wishing Stone, ed è stata concepita in un piovoso martedì notte ai Rockfield Studios in Galles. È stata riprodotta al funerale di Leah Betts, una teenager morta a 18 anni nel 1995 dopo aver assunto ecstasy ed è un esplicito omaggio a Wonderwall music, primo album solista di George Harrison.

Alla fine della canzone si può sentire debolmente un accenno di Supersonic suonata con una chitarra acustica. Proprio il brano che dà il titolo al film che ripercorre la storia del gruppo e che finalmente arriva nelle sale cinematografiche italiane.

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Britpop for dummies: tutto quello che devi sapere sul suono degli anni Novanta

Dal 7 al 9 novembre con Oasis: Supersonic rivivremo al cinema di una delle band simbolo del Britpop. Come, non sai cos’è il Britpop? Non preoccuparti: è il momento di fare un bel  ripasso.

Partiamo dalla ricetta: prendi i Beatles, i Rolling Stones e tutto il meglio della tradizione sixties inglese. Mescola tutto a base di Smiths e Stone Roses, per poi aggiungere un tocco di Cure e Velvet Underground. Quello che ne uscirà fuori, è la sonorità tipica della metà degli anni ’90 passata poi alla storia come britpop.

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I protagonisti del Britpop

Mentre l’America (e il resto del pianeta) impazziva per il grunge e gruppi quali Nirvana, Sonic Youth e Soundgarden, il mondo britannico non vedeva l’ora di riaffermare (non solo nel campo musicale ma anche in quello culturale e della moda) la sua superiorità ed egemonia.

Così, quando nel 1994 scoppia la battaglia tra Oasis e Blur, la stampa d’oltremanica sembra non aspettare altro. Cavalca l’onda ed alimenta la popolarità di un fenomeno, quello del britpop, tanto breve quanto devastante per la musica e la cultura giovanile di quegli anni.

film oasis

Sono i Suede ad essere considerati i veri pionieri del genere, con le loro sonorità allo stesso tempo pop ed indie, e con ritornelli facili da ascoltare e ricordare. La loro musica rappresenta un vero manifesto dell’estetica britpop, il loro tocco originale fu dare a quelle melodie un gusto barocco e teatrale che ricordava il miglior David Bowie e i T-Rex. Altro grande contributo fu dato dal glam rock dei Pulp che nel 1995 pubblicano un singolo come Common People ed un album, Different Classes, che li rendono celebri a livello globale.

Nello stesso anno esplodono anche i Supergrass che piazzano al primo posto della classifica inglese il disco I Should Coco che rappresenta il lato più pop e solare del genere britpop. Impossibile dimenticare i Verve che grazie a ballate come The Drugs Don’t Work, Sonnet e Bitter Sweet Symphony raggiungono una popolarità incredibile, fino a sfiorare il successo di Blur e Oasis.

Per finire due gruppi come The Charlatans, che incrociarono anche il britpop in un breve periodo della loro lunga carriera, e Ocean Colour Scene, con il loro Moseley Shoals che rappresenta al meglio l’anima sixties di quegli anni.

Ma per capire davvero cosa fu il britpop basterà andare al cinema dal 7 al 9 novembre per vedere Supersonic e ripercorrere, attraverso la storia degli Oasis, quella di un genere che ha riportato in auge la musica britannica nel mondo.

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Dieci canzoni (+1) degli Oasis che non puoi non conoscere

Dal 7 al 9 novembre la storia mai raccontata degli Oasis ci aspetta al cinema. Per prepararci abbiamo raccolto dieci pezzi che chi è stato giovane negli anni Novanta (o semplicemente chi ama la musica) non può non conoscere. Impresa non facile, vista la quantità di successi prodotti dai fratelli Gallagher; come ogni classifica che si rispetti, qualcuno dirà «Ma come, manca la mia preferita!»… intanto, però, buon ascolto!

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Dieci canzoni per la famiglia reale del Britpop

In un’ipotetica e mai facile lista, non si può non partire da Wonderwall che nel 1995 regala contemporaneamente fama ed immortalità alla band inglese, con il suo intro di chitarra ed il ritornello che resteranno per sempre impresse nella memoria collettiva. Dello stesso album (What’s the story Morning Glory?) un’altra pietra miliare del gruppo, Don’t look back in anger, utilizzara nei tour seguenti quasi sempre come chiusura di concerto. Famosa l’introduzione al pianoforte, esplicito omaggio a Imagine di John Lennon.

Al terzo posto inseriamo Live forever, una delle canzoni più amate dai fan, punto più alto del primo disco degli Oasis, Definitely Maybe. Dello stesso album scegliamo anche Rock’n’roll star, non fosse altro perché è la prima canzone in assoluto, una sorta di biglietto da visita, un esordio col botto che chiarisce immediatamente poetica e sonorità dei fratelli Gallagher. Quindi The Masterplan, pezzo che da il nome dall’album del 1998, vero capolavoro che mostra, per la prima volta, la maturità di una band oramai nota a livello planetario.

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Impossibile non inserire anche un classico come Champagne Supernova, una delle loro canzoni più psichedeliche e visionarie, suonata e ripetuta come un mantra ad ogni concerto. Del secondo periodo degli Oasis giusto segnalare Lyla, con il suo riff indimenticabile e la passione punk-rock degli esordi. Di qualche anno prima Gas Panic, canzone dal grande pathos e dal testo particolarmente crudo.

Quindi, al nono posto, un nuovo passo indietro al 1997 con D’You know what i mean?, pezzo che descrive alla perfezione il lato più esagerato e delirante della band. E chiudiamo con The shock of the lightning, ultimo grande inno rock degli Oasis che nel 2008 dimostrano ancora una volta al mondo di essere capaci, come pochi, di comporre pezzi destinati a rimanere a lungo nella storia della musica rock.

E Supersonic?

Credevi davvero che ce ne fossimo dimenticati? Oltre a essere uno dei singoli estratti da Definitely Maybe, questa splendida canzone dà anche il titolo all’imperdibile film dedicato all’ascesa degli Oasis. Ma Supersonic è di più, quasi una dichiarazione di intenti (devo essere me stesso, non posso essere nessun altro)… con una consapevolezza, che nel caso degli Oasis non potrebbe essere più vera: I’m feeling Supersonic.

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L’incredibile ascesa degli Oasis rivive al cinema

Si chiama Supersonic, come il primo singolo estratto dall’album Definitely Maybe del 1994, il film documentario sulla storia degli Oasis, in uscita nelle sale italiane per tre giorni di proiezioni esclusive, il 7-8-9 novembre prossimo. Un viaggio attraverso la storia della band dagli esordi all’inarrestabile ascesa, che passa dal rapporto spesso tumultuoso (ma anche, soprattutto agli inizi, molto affettuoso) tra i fratelli Liam e Noel Gallagher.

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Un team vincente per la recordband del Britpop

Prodotto dal team vincitore dell’Oscar per Amy, il film è diretto da Mat Whitecross (The Road to Guantanamo, The Shock Doctrine), e vede Asif Kapadia nel ruolo di produttore esecutivo e James Gay Rees in quello di produttore.

Presentato in anteprima tra le proiezioni speciali del Festival di Cannes, Oasis: Supersonic è un documentario ricco di interviste esclusive ai membri del gruppo (ma anche a parenti e collaboratori dell’epoca), dietro le quinte, immagini di repertorio, scene inedite, che ripercorre la storia dei fratelli Gallagher dagli esordi nei pub di Burnage, periferia sottoproletaria di Manchester, fino all’apice del successo, con lo storico concerto di Knebworth nell’agosto del 1996.

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La folla al concerto di Knebworth

Un live che li ha resi leggenda e che ha fatto la storia della musica anni ’90, con un pubblico di 250mila persone e altri 2 milioni e mezzo alla ricerca di biglietti.

“I need to be myself, I can’t be no one else, I’m feeling supersonic”

Così cantavano, 22 anni fa, gli Oasis. Pochi giorni ancora e i fan italiani potranno rivivere insieme le emozioni e il suono che ha segnato una generazione, per un evento cinematografico che non possiamo che definire supersonico.

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Amy, Beatles, Oasis: la musica inglese suona al cinema

A pochi giorni dall’uscita di Supersonic, il film documentario sulla storia degli Oasis, non si può non notare come negli ultimi anni la musica inglese stia (ri)suonando prepotentemente nei cinema di mezzo mondo. Facendoci viaggiare tra Londra, Liverpool e Manchester, sulle tracce di artisti che hanno segnato la musica della loro generazione (e non solo). 

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Viaggio sul pianeta Amy

Il team che ha raccontato ascesa e turbolenze dei fratelli Gallagher, ad esempio, è lo stesso ad aver vinto l’Oscar come miglior documentario per Amy, biopic diretto da Asif Kapadia (già pluripremiato per il suo Senna) sulla vita di Amy Winehouse.

Un film intenso, che inizia mostrandoci la ragazzina benestante che fa le boccacce nei video e che non ha ancora idea di voler diventare una cantante. Attraverso un vasto materiale di immagini di repertorio, di cui alcune molto private, viene quindi svelato un ritratto umano e musicale a tutto tondo, su un copione già tristemente noto, quello della star di talento tormentata e autodistruttiva.

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Vedere alla voce leggenda

Se la sfortunata Amy è un’icona del nuovo millennio, al cinema abbiamo di recente incontrato le icone per eccellenza del XX secolo. The Beatles: Eight Days A Week – The Touring Years, pellicola realizzata dal premio Oscar Ron Howard con la collaborazione di Paul McCartney e Ringo Starr, oltre che di Yoko Ono e Olivia Harrison.

Un film che ripercorre i quattro anni di concerti che resero celebri e immortali i Fab Four, dal live del ’63 al Cavern Club fino all’ultima data del loro tour americano a San Francisco: nel mezzo ci sono 815 live, in 15 diversi Paesi e in 90 città in tutto il mondo.

film beatles

I Beatles durante il leggendario concerto allo Shea Stadium

Next destination: Manchester

Dopo Londra e Liverpool, è il momento di partire per Manchester: lì ci aspetta la storia della band che ha segnato una generazione: gli Oasis.

Dalla sera che cambiò la vita dei fratelli Gallagher fino al successo mondiale, dai record infranti uno dopo l’altro fino alle celeberrime liti. La Champagne Supernova degli Oasis continua a brillare, e arriva al cinema dal 7 al 9 novembre per l’evento che non puoi perdere.

Oasis cinema

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Chi è Alan Mc Gee, l’uomo che ha cambiato il destino dei fratelli Gallagher

Sono bastati 3 anni a trasformare gli Oasis nella band dei record, come scopriremo in Oasis: Supersonic, dal 7 al 9 novembre al cinema. 3 anni di fuoco, che iniziano in una serata ben precisa.

Glasgow 1993, un piccolo locale come tanti, una notte di maggio come tante. In mezzo a poche decine di persone stanno per esibirsi i 18 Wheeler, band locale che non arriverà mai al successo sperato. Tra gli spettatori, un uomo con la testa metà stempiata e metà ricoperta da capelli rossicci che vorrebbe scritturarli per la sua etichetta, la Creation Records.

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Nel frattempo, dall’altra parte dell’edificio, due fratelli attaccabrighe stanno litigando con il proprietario del club: vogliono convincerlo a farli suonare per mezz’ora, in caso contrario avrebbero semplicemente sfasciato il locale. Sono Liam e Noel Gallagher e quella sconosciuta band di operai di Manchester si chiama Oasis.

Bastarono quei 30 minuti per convincere il rossiccio produttore a metterli sotto contratto. Appena un anno e gli Oasis sarebbero diventate una delle band più famose al mondo. Questione di fortuna? Neanche per sogno. Perché quel produttore era Alan McGee e nell’arco della sua lunga carriera ha avuto il merito di scoprire e valorizzare gruppi come Jesus and Mary Chain, Primal Scream, My Bloody Valentine e Ride, per citarne alcuni.

Tra McGee e gli Oasis è stato amore al primo ascolto, come racconta il produttore nella sua autobiografia.

Ti guardavi in giro e ti fissavi su questo tizio, lui se ne stava seduto in Adidas come un giovane Weller, capito, e non potevi che pensare “Questo tipo è maledettamente figo”. Ma pensavo che fosse uno spacciatore e che il cantante del gruppo fosse un tizio che sembrava un muratore prossimo alle calvizie.

E io pensavo “Ok la canzone era piuttosto buona. Il cantante ha carisma ma il chitarrista sarà capace di…”. L’assolo di chitarra è stato grandioso. Era Bring It On Down. Ho pensato “Cazzo!”. E poi ho detto a Susan “Questi sono davvero bravi”. Sai ero rimasto scioccato. E poi hanno incominciato Up In the Sky e l’assolo è stato indimenticabile. “Io li ingaggio”, ho detto. 

Alan McGee e il vizio della musica

Se per gli Oasis è solo l’inizio, Alan McGee è da un decennio che lavora nel settore. Già durante il periodo scolastico ha la fortuna di conoscere un certo Bobby Gillespie, futuro fondatore dei Primal Scream, e di formare insieme a lui un gruppo punk rock, The Drains. Nei primi anni ’80 lo ritroviamo come dj animatore di serate underground all’insegna del punk-rock e della psichedelica. Vuole comprare un locale, poi pensa ad un’etichetta da fondare insieme all’amico Dan Treacy, dei Television Personalities. Nasce così, nel 1984, la Creation Records.

A cavallo tra i due decenni, l’etichetta ha già portato al successo gruppi come Ride, Teenage Fanclub, My Bloody Valentine e Boo Radleys. Ma arriva anche la crisi che investe l’intera discografia britannica e McGee è costretto a vendere il 49% della Creation. È a quel punto che arrivano gli Oasis, il successo planetario.

film oasis

Sembra tutto procedere per il meglio ma un grave esaurimento nervoso, unito all’abuso di droghe perpetuato negli anni, impongono al giovane produttore scozzese (all’epoca 35enne) un periodo di assoluto riposo e allontanamento. Egli stesso, nella sua autobiografia, racconta di non avere neanche idea di quante droghe e farmaci ingerisse in quel periodo, ma sicuramente di non ricordare nulla del 1993 se non la firma degli Oasis.

Andate e ritorni

Al suo ritorno trova un’etichetta che vive tra alti e bassi. Vengono messe sotto contratto alcune band interessanti (Super Furry Animals, Arnold e Trashmonkeys su tutte) ma al suo interno ci sono sempre più fratture ed un occhio (anche due) di troppo verso il business di alcune componenti del management che a McGee proprio non va giù. Ed è così che nel 1999 la Creation Records chiude i battenti.

Passa solo un anno e fonda una piccola label indipendente, ispirata all’estetica musicale e all’etica professionale dei primi tempi della Creation: la Poptones, nome preso in prestito da una celebre canzone dei Public Image Ltd. Le cose però non vanno per il verso giusto, tant’è che nel 2002 McGee congela la Poptones e riannoda i fili del discorso Creation creando non un’etichetta ma un’agenzia di management, la Creation Management, che ha avuto fra i suoi fiori all’occhiello Mogwai, Libertines, Kills, Beta Band e Kathryn Williams.

Nel 2008, dopo 25 anni nel settore, McGee annuncia il suo ritiro per concentrarsi sulla figlia. In alcune interviste nel 2010 dichiarerà di aver perso il suo coinvolgimento per la musica ed essere più interessato agli insegnamenti esoterici e occulti. Ma il lupo, si sa, perde il pelo ma non il vizio. Così nel maggio 2013 annuncia la fondazione di una nuova etichetta, la 359 Music. Non solo musica però.

McGee dal 2006 al 2010 ha curato un blog di musica per il Guardian e dal 2011 per l’Huffington Post britannico: sarcastico ed ironico, la sua attività di blogger è sempre stata molto apprezzata e seguita. Ed ora Irvine Welsh (l’autore di Trainspotting ed Acid House), scozzese come McGee e con un amore viscerale per tutta la musica anni ‘80, sta lavorando alla sceneggiatura di un film sulla sua vita e sulla nascita della celebre Creation Records.

Ma prima, il suo incontro con i fratelli Gallagher rivive al cinema in Oasis: Supersonic.

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Come suona l’Inghilterra: viaggio nelle città simbolo della musica britannica

Ogni città ha il suo suono, soprattutto oltremanica. Aspettando Oasis: Supersonic ci mettiamo in viaggio verso le capitali della musica inglese, partendo dallo storico derby tra la Liverpool legata a doppio filo alla storia dei Fab Four e la Manchester dei fratelli Gallagher.

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Penny Lane, is in my ears and in my eyes

La fumosa città industriale dei tempi dei Beatles non c’è più. Ma Liverpool si è saputa rigenerare, trovando una nuova vocazione turistica e urbanistica a partire proprio dal mito immortale della band: circa due visitatori su tre, che sbarcano ogni anno sulle rive del fiume Mersey, sono lì per vedere i posti della giovinezza di John, Paul, George e Ringo, per passeggiare tra Penny Lane e Strawberry Fields.

A partire dal celebre museo dei Beatles che raccoglie le foto più celebri, i filmati della trasferta americana, la replica del The Cavern, le chitarre, il pianoforte bianco di John e i quattro replicati in statue di cera. Ma il luogo simbolo della Liverpool beatlesiana è senz’altro Mathew Street, dove tutto parla dei Fab Four.

Qui, il 21 febbraio 1961, il quartetto esordì al The Cavern, locale ricavato da una cantina usata come rifugio antiaereo durante la Seconda Guerra Mondiale e dove si esibirono, fino all’agosto 1963, per ben 292 volte. A pochi metri di distanza il pub The Grape dove sedevano abitualmente e oggi trasformato in sorta di piccolo museo. Come musei sono diventati le case natali di Paul e John, la prima al numero 20 di Forthlin Road, la seconda, distanza solo un km e mezzo, a Menlove Avenue.

All’inizio di Mathew Street si trova poi il più famoso negozio dedicato ai Beatles, inaugurato nel 1983 dai fan. Senza dimenticare Penny Lane, strada molto significativa nell’infanzia di John e Paul che si incontravano lì durante il periodo scolastico, e Strawberry Fields, dove sorgeva un orfanotrofio in cui un giovanissimo John Lennon usava rifugiarsi coi suoi amici.

luoghi beatles

Mathew Street con l’ingresso del Cavern Club

Oasis in Manchester City

La storia del gruppo che ha fatto le fortune del brit pop britannico, invece, è ancora forse troppo recente perché possano trovarsi, girando per Manchester, luoghi simbolo così venerati come quelli beatlesiani. Per ora i fan dovranno accontentarsi di un viaggio nelle atmosfere di Burnage, quartiere proletario di circa 13mila abitanti, dove i fratelli Gallagher sono nati e cresciuti.

Una città, Manchester, che ha fatto la storia della musica inglese e dove sono nate band come Joy Division, Smith, Happy Mondays e Stone Roses. Quindi la cultura clubbing, La Factory e l’Hacienda, fino alla grande onda musicale del britpop che arrivò nel 1994 proprio grazie agli Oasis.

Oasis cinema

Da pochi anni, in ogni caso, per i fan più sfegatati, è possibile percorrere in bus un tour turistico che lambisce tutti i luoghi legati all’iconografia della band: tra questi, il parco in cui Noel e Liam andavano a giocare a calcio, lo studio in cui registrarono le prime canzoni, il negozio dove comprarono i primi dischi e la casa di famiglia.

Senza dimenticare il Manchester City, squadra della città con la quale i due fratelli hanno un legame indissolubile, fin da piccolissimi, in uno spirito ribelle che li vede rivaleggiare con la parte più forte e blasonata della città, quella che tifa United.

Basti pensare che due tra i concerti più importanti della loro carriera si sono svolti proprio nello stadio del City: il primo nel 1996, nello storico Maine Road (di cui Noel, prima della futura ricostruzione, riuscì a portarsi a casa dun pezzo di porta ed alcune zolle del campo), il secondo nel 2005, nel nuovo City of Manchester Stadium.

Prepara la valigia: dal 7 al 9 novembre la meta è proprio Manchester, con Oasis: Supersonic. Il gate di partenza? Il Cinema!

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Noel e Liam: i fratelli scapestrati di un’intera generazione

Due fratelli, una band che ha segnato una generazione, canzoni che da Manchester hanno conquistato il mondo. Ma anche litigi, gossip e battute al veleno. In una parola: gli Oasis. Vedremo la loro storia al cinema dal 7 al 9 novembre per un evento imperdibile. Ma prima, sfogliamo l’album dei ricordi di Noel e Liam Gallagher.

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I’m just talkin’ ‘bout my generation

In quattordici anni di carriera discografica, dal 1994 al 2008, gli Oasis hanno venduto oltre 70 milioni di album nel mondo, con 22 singoli consecutivi nella Top Ten inglese e 7 album al primo posto. Basterebbero questi numeri per renderli una delle band più influenti della storia del rock.

E come tale hanno contribuito a definire un’intera generazione, quella cresciuta negli anni ’90, che si vestiva e si pettinava come i loro idoli, un po’ come accadeva trent’anni prima coi Beatles, a cui gli Oasis si sono sempre ispirati. L’unicità e la definizione del loro stile emerge negli anni attraverso una duplice contrapposizione, se così vogliamo dire.

La prima è tutta interna al movimento brit pop, con l’acerrima rivalità con i Blur, La seconda, invece, è quella che, in contrapposizione al grunge statunitense, li vede paladini di una musica che – nell’Inghilterra appena uscita dall’era tatcheriana – parla di speranza, di resurrezione. La loro forza è stata quella di tramutare questa anomala ventata di positività in una vera e propria controcultura simbolo di un’intera generazione.

Oasis film

OASIS Wonderwall video 1995

Fratelli Coltelli

A questo però hanno unito gli stereotipi tipici del genere sesso, droga e rock’n’roll, con una vita sempre ai limiti che trae forza e legittimazione da un’infanzia davvero difficile, trascorsa in un quartiere operaio di Manchester. Ma non solo.

Ogni loro litigio, ogni ubriacatura, ogni eccesso viene puntualmente sbattuto in prima pagina, provocando curiosità ed un’involontaria (ma preziosa) pubblicità. Così come le loro dichiarazioni megalomani, anche queste figlie di un certo retaggio beatlesiano: dal «Siamo la migliore band del mondo» pronunciata da Noel al «ci siamo Elvis e io, non saprei direi chi sia il migliore dei due» di Liam.

L’enorme successo degli Oasis è da ricercare qui: nella geniale unione tra l’immagine che hanno dato al mondo (di ragazzacci irascibili, scontrosi, arroganti e pieni di vizi della working class britannica) ed una musica, al contrario, capace di parlare a tutti.

Neverending Story

Un’intera generazione li ha seguiti lungo questa strada, tra litigi e separazioni, fino a quella (definitiva?) dell’agosto 2009 quando il maggiore dei due fratelli, Noel, rilascerà una celebre dichiarazione ufficiale:

«È con un po’ di tristezza e grande sollievo che vi dico che questa notte lascio gli Oasis. La gente scriverà e dirà quello che vorrà, ma semplicemente non potevo lavorare con Liam un giorno di più.»

Liam ha sempre rappresentato la rockstar dannata e per certi versi ancora infantile, al contrario di Noel, più contenuto e maturo. Incompatibilità caratteriali che, quando sei “co-leader” di una band entrata nell’olimpo del rock, non possono ad un certo punto non venir fuori. Da quel momento ognuno ha preso la sua strada, in attesa della prossima riappacificazione.

Liam con il progetto Beady Eye, più affine al sound Oasis e poi, da quest’anno, con una carriera da solista; Noel, invece, reinventandosi cantastorie con i Noel Gallagher’s High Flying Birds. Ma siamo certi che l’appassionante romanzo, musicale e personale, tra i due fratelli non potrà che regalarci nuovi, imprevedibili capitoli.

Appuntamento intanto dal 7 al 9 novembre con Oasis: Supersonic

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Oasis vs Blur: la battaglia infinita del Britpop

C’era una volta il Britpop; suoni inconfondibili, DNA british e band carismatiche, protagoniste di una delle rivalità più acerrime della storia della musica: Oasis e Blur. Aspettando di rivivere la cinema dal 7 al 9 novembre l’ascesa dei fratelli Gallagher e soci in Oasis: Supersonic, ripercorriamo le fasi di questa guerra all’ultimo riff.

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In principio furono i Beatles e i Rolling Stones. Poi gli anni ’80, con i Duran Duran contro gli Spandau Ballet. Quindi arrivarono i primi anni ’90, quando rock voleva dire soprattutto grunge, rabbia giovanile e testi incazzati. A farla da padrone erano due gruppi americani, i Nirvana ed i Pearl Jam. Ma qualcosa stava cambiando. Il 5 aprile 1994 Kurt Cobain viene trovato morto nella sua casa di Seattle: si crea un vuoto, enorme, non solo nel cuore degli adolescenti ma anche nell’industria musicale. Un vuoto che viene riempito da un genere che la stampa britannica comincerà ben presto a chiamare britpop, figlio sì della new wave e della cultura mods ma con sonorità decisamente più rassicuranti.

Messi da parte il maledettismo grunge, i riff assordanti e i messaggi sociali, la nuova ossessione è la ricerca a tutti i costi del ritornello orecchiabile. Fra i padri del genere ci sono i Pulp e gli Stone Roses, ma l’esplosione mondiale del britpop si deve certamente agli Oasis e ai Blur, i primi capitanati dai fratelli Gallagher, i secondi dal duo Albarn-Coxon.

È la rivincita della scena britannica, che rivendica la sua supremazia nei confronti dei cugini americani con uno stile che, fin dal nome, esprime il suo stile (pop) e la sua essenza (brit), mescolando il meglio della musica d’oltremanica: Beatles, Rolling Stones, Who, Jam, Smiths, Roxy Music, Stone Roses, Kinks. I testi, lo stile, la musica, persino le foto delle band ostentano in maniera costante l’orgoglio british in aperta polemica con il movimento grunge americano.

film oasis

Campionato britannico di pesi massimi

All’interno di questo movimento, Oasis e Blur sono le band più popolari, ma in realtà agli antipodi. Gli Oasis vengono da Manchester, città working class nel Nord dell’Inghilterra, rockettari “sporchi e cattivi” per definizione, mentre i Blur, provenienti dagli ambienti middle class del centro di Londra, sono l’anima più alternativa e sperimentale del britpop.

La battaglia tra le due band ha inizio in una data ben precisa: il 14 agosto 1995. I Blur l’anno precedente avevano pubblicato il loro terzo album, Parklife, con 2 milioni di copie vendute in un batter di ciglia; quattro mesi dopo il debutto discografico degli Oasis con Definitely Maybe che di copie ne venderà addirittura 100mila in più. I discografici e i media britannici sono al settimo cielo.

Nell’agosto del 1995 la rivista NME esce con un titolo che farà la storia, “Campionato britannico di pesi massimi”, riferendosi all’uscita, prevista per lo stesso giorno, dei singoli Roll with It degli Oasis e Country House dei Blur. Quello dei Blur sarebbe dovuto uscire quindici prima, ma Albarn si impunta e decide di spostare la data per farla combaciare con quella dei rivali. I produttori dei due gruppi capiscono di poter sfruttare la rivalità e da parte loro spingono al massimo sull’acceleratore.

Albarn vuole vincere e, in effetti, i Blur sono capaci di vendere 274mila copie contro le 216mila dei fratelli Gallagher ma è il singolo degli Oasis il più programmato nelle radio. Alla lunga, inoltre, furono proprio gli Oasis a guadagnare un maggiore successo di pubblico, facendo breccia anche negli Usa e sopravvivendo al declino del britpop. La consacrazione arriverà un anno dopo, l’11 agosto 1996, quando gli Oasis suoneranno a Knebworth davanti a 250mila persone, uno dei più grandi concerti a pagamento della storia. Ma nel frattempo Noel aveva trovato il tempo per augurare pubblicamente ad Albarn e James (il bassista dei Blur) di morire.

oasis al cinema

La folla al concerto di Knebworth

Le due band intraprendono percorsi molto diversi, basti vedere cosa accade nel 1997. I Blur pubblicano un album omonimo che parla chiaramente della nuova dipendenza dall’eroina che attanaglia il frontman del gruppo: un disco cupo, figlio dei lunghi viaggi di Albarn in Islanda, senza ritornelli orecchiabili e che colpisce più la critica che il pubblico.

Nello stesso anno, invece, il nuovo disco degli Oasis, Be here now, è circondato da un’attesa spasmodica e venderà 420mila copie soltanto il primo giorno. Anche sulle droghe i due gruppi non vanno d’accordo: il manager degli Oasis dirà che durante la registrazione di quel disco la cocaina scorreva a fiumi. Nonostante gli Oasis si sentano più famosi di Dio, come ebbe modo di dichiarare Noel Gallagher, quel 1997 porterà alla ribalta anche album come Ok Computer dei Radiohead che segneranno la fine di un’epoca, quella del britpop, e l’avvento di un nuovo filone musicale.

La guerra è (in)finita

Difficile dire chi alla fine abbia vinto tra Oasis e Blur. Quel che è certo che il 23 marzo 2013 Noel Gallagher ha seppellito l’ascia di guerra. In occasione del concerto benefico Teenager cancer trust, da lui stesso curato, ha invitato Albarn e Coxon a esibirsi alla Royal Albert Hall di Londra. Ed è salito sul palco con loro, per un’inedita versione di Tender.

A benedire la riconciliazione l’ex leader dei Jam, Paul Weller, sorta di padre musicale di entrambe le band, alla batteria per completare il gruppo. Il ritornello della canzone a tanti è sembrato scritto appositamente per l’occasione, “Come on, come on, come on, get through it (Dai, dai, dai, passa oltre).

L’unica voce fuori dal coro, come al solito, quella di Liam che su twitter lascia un messaggio non certo di pace indirizzato al fratello: «Non so se sia peggio vederlo bere con un criminale di guerra o fare i coretti per i Blur». Dimostrando che più che contro i Blur, la vera guerra degli Oasis si è sempre combattuta al suo interno.

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